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mercoledì 23 gennaio 2013

Gli ebrei sono matti


Un matto vero fascista e un matto falso ebreo raccontano le leggi razziali

In prossimità del Giorno della Memoria vi consigliamo la visione di uno spettacolo dal titolo atipico "Gli ebrei sono matti" in scena dal 22 gennaio al 10 febbraio al Teatro dell'Orologio, convenzionato con l'Istituzione Biblioteche di Roma.
L'opera, scritta, diretta e interpretata da Dario Aggioli, trae spunto da una vicenda realmente accaduta presso l'ospedale psichiatrico Villa Turina Amione, dove il professor Carlo Angela - padre del famoso presentatore televisivo - diede rifugio in qualità di direttore della struttura a numerosi ebrei e antifascisti, confondendoli con i degenti.

Da questa singolare storia Aggioli ha preso l'ispirazione per una altrettanto inusuale rappresentazione, costruita interamente sul confronto tra due personaggi opposti e complementari.
Da una parte abbiamo Enrico, un fascista fedelissimo al Duce che viene internato in una clinica nelle vicinanze di Torino, lontano dai suoi affetti e dai suoi ideali. Dall'altra abbiamo invece Ferruccio, un ebreo romano da tempo in fuga, che trova riparo presso la medesima casa di cura, nel quale viene ricoverato sotto il falso nome di Angelo.
Per volere del direttore del manicomio, che intende insegnargli come si comporta un malato di mente, Ferruccio/Angelo viene messo in stanza con uno dei pazienti più tranquilli per imparare ad emularlo. Quest'ultimo, però, altri non è che Enrico.
Si origina così una situazione paradossale e un po' grottesca in cui un matto vero fascista e un matto falso ebreo si ritrovano a raccontare, ognuno alla propria maniera, la tragedia delle leggi razziali.

Nonostante la complessità della dolorosa tematica, lo spettacolo non rinuncia a un pizzico di ironia, generata dall'assurdo contrasto tra due follie, una vera e una simulata, che alla fine tenderà a smascherare l'insensatezza di un incomprensibile regime fondato su falsità e menzogne fatte passare per sacrosante verità.
È in questo disvelamento che risiede il senso di "Gli ebrei sono matti", intelligente lavoro dedicato alla memoria del professor Ferruccio Di Cori, noto psichiatra e scrittore ebreo, emigrato negli Stati Uniti durante la persecuzione nazifascista.

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